La chiesa parrocchiale di San Michele e l'abitato di Livrio.

 

Provaglio Valsabbia Stemma del Comune di Provaglio in Valsabbia

 

I nuclei urbani di Provaglio Valsabbia
Comune istituito nell'anno 1928 con l'unione dei due comuni autonomi di Provaglio Sopra e Provaglio Sotto.
Comprende le seguenti località: Cesane, Marzago, Mastanico, Barnico, Cedessano, Arvenino, Livrio ed Arveaco.
Con la denominazione Provaglio Val Sabbia, più che un nucleo abitato e circoscritto, si indica una vasta zona comprendente varie frazioni.
La prima parte del toponimo, secondo alcuni studi, avrebbe origine germanica, derivando dalla radice proth, che significherebbe estremità, orlo: infatti il territorio comunale si estende sul margine di un terrazzo pianeggiante; secondo altri dal greco pro Eliu o pros Eliòs che vorrebbe dire davanti al sole.
In tempi antichi ed in epoca romana i monti furono utilizzati per l'estrazione di minerali argentiferi e di rame. Lo sfruttamento delle miniere cessò gradualmente nel XVI secolo per la concorrenza di altri giacimenti più ricchi.
La zona valliva che da Barghe sale ad Arvecao presenta a nord Dosso del Termine (m 680) di natura calcarea; Monte Colmo (m. 1003) con calcari del retico; Monte Castello (m. 1069) a calcari tipo corna.
A nord-est di Arveaco si ha la Costa di Arveaco (m. 1035) dolomitica; ad est Monte Besum (m 1115) calcareo-dolomitico; Monte Folmone (m. 1041) calcareo, ad est di Livrio.
Quindi proseguendo con l'arco ellittiro, Cima Lasdruna (m. 962) dolomitica, poi si scende con direzione ovest verso Barghe.
I sopracitati monti si presentano tutti con aspetto massiccio.
Due sono i corsi d'acqua perenni: il torrente Reaclino che da Cedessano scende fino a Barghe e il torrente Trinolo che da Livrio scende fino a Sabbio Chiese.
Il continuo alternarsi di verdi prati e boschi caratterizza il paesaggio; in particolare i boschi, in prevalenza cedui, favoriscono salutari camminate e sono ricchi di funghi.

Economia
In Provaglio Val Sabbia le attività preminenti erano il taglio dei boschi, l'allevamento di bovini, ovini e caprini.
Dato il clima favorevole avevano notevole importanza la produzione di frutta, quali mele, pere, amarene, castagne e la coltivazione della vite.
Scarso frumento, molto grano turco, abbondante produzione di patate caratterizzavano le coltivazioni nel secolo scorso.
Di tutto questo attualmente non è rimasto che il ricordo, salvo che per la produzione di amarene e castagne.
Attualmente l'agricoltura e le attività connesse rivestono un ruolo marginale, in quanto la stragrande maggioranza dei cittadini trae il proprio reddito dal lavoro presso opifici dei paesi limitrofi non essendovi nel territorio comunale attività industriali di rilievo.

La storia di Provaglio Valsabbia
La storia di Provaglio segue tutte le vicende dei territori bresciani e non risulta mai che il paese abbia avuto ruoli significativi.
Lo dimostrerebbe l'assenza di ogni forma di fortificazione. Già al tempo dei Romani vi furono sicuri insediamenti; viene citato il ritrovamento, durante alcuni lavori nel 1959, di una tomba risalente a tale epoca, che però sembra essere l'unica testimonianza.
Nel secolo VIII la maggior parte del suo territorio fu di proprietà del monastero benedettino di Leno, che promosse attività agricole come la coltivazione della vite e dei cereali nella parte bassa del territorio e mantenne insediamenti per l'allevamento di ovini ebovini nella parte alta.
Nel 1337 circa divenne possedimento dei Visconti, poi, dal 1427 al 1797, passò sotto il dominio della Repubblica di Venezia, che si rivelerà come il più lungo periodo di dominazione della storia valsabbina.
Come per molte altre località della Valle Sabbia, le vicende religiose e civili di Provaglio Valsabbia si identificano con quelle della sua Pieve.
Essa vanta lontane origini nel secolo VI (secondo alcune fonti nell'VIII secolo): denominata «Ple(b)s Provalei Inferioris» (pieve di Provaglio Inferiore), è dedicata fin dalle sue origini ai due santi Quirico e Giulitta.
Attorno a questa pieve sorsero numerose altre chiese meno importanti, ubicate in zone di insediamento, come Cesane (1712), Barnico (1673), Torbiaco (1720), Mastanico (1736).
Sempre in collegamento con la vita della Pieve, particolare importanza assumono gli autori di memorie storiche come Marchesi don Antonio di Giuseppe Giacomo.
Nato nella frazione di Cesane il 17 marzo 1588, fu autore di un manoscritto contenente documenti relativi alle rivalse nei rapporti dei comuni di Provaglio Sotto, Barghe, Provaglio Sopra e del rettore di Sabbio con la Pieve di Provaglio Sotto.
Tale volume, scritto probabilmente verso il 1631, fu distrutto all'epoca da persone che lo ritennero compromettente.
Intorno alla metà del 1700 l'arciprete don Mattia Marchesi, nipote di don Antonio, oltre che edificare intorno alla vecchia Pieve una nuova canonica, redasse un libro manoscritto riguardante la storia della stessa, gli usi, i costumi e le tradizioni del popolo di Provaglio.
Per le notizie storiche si avvalse della collaborazione di don Antono Cellini di Agnosine, valente studioso di storia.
Si ha ragione di credere che la gente vivesse in un mondo a sé, instintivamente refrattario a qualunque influsso esterno, favorita nel suo isolamento dalle scarse e maltenute vie di comunicazione.
Al dominio della Serenissima si accompagnò il dominio francese e la Valle Sabbia venne divisa in Dipartimenti e a loro volta in Distretti.
Provaglio Sopra e Provaglio Sotto furono inclusi nel Dipartimento del Benaco unitamente ai comuni di Idro, Capovalle, Treviso, Villanuova e Volciano.
Dopo la disfatta di Napoleone, ritornò il governo austriaco. La Valle Sabbia venne divisa in due Distretti Amministrativi: quello di Preseglie e quello di Vestone.
I due Provaglio fecero parte del Distretto di Preseglie.
Nel giugno 1859 i Cacciatori delle Alpi occuparono i territori valsabbini evacuati dagli austriaci.
Con questa data Provaglio entrò nel Regno d'Italia facendo parte del Mandamento di Preseglie.
Inizia così la storia recente con l'unione dei due comuni autonomi di Provaglio Sotto e Provaglio Sopra in unico comune istituito nel 1928 con l'aggiunta di Val Sabbia.
Seguirono periodi di preoccupazioni economiche, di impegno e di lotta per il vivere quotidiano; un graduale abbandono dell'attività agricola sempre più insufficiente a garantire un reddito adeguato ai tempi; una emigrazione sempre maggiore verso le industrie dei paesi limitrofi presentando anche ai nostri giorni i problemi tipici della montagna valsabbina.