Una suggestiva immagine di Avenone e Spessio frazioni di Pertica Bassa

 

Avenone e Spessio frazioni di Pertica Bassa Stemma del Comune di Pertica Bassa in Valsabbia

 

I nuclei urbani di Pertica Bassa sono: Avenone e Spessio, Levrange, Forno d'Ono, Ono Degno e Beata Vergine.

Notizie turistiche
Il turista, che si trovi a visitare le quattro frazioni di Pertica Bassa, non può non soffermarsi anche solo per una rapida visita alle ben undici chiese ed oratori che ne costituiscono uno dei principali punti di interesse.
Inoltre il territorio di Pertica Bassa offre l'opportunità di numerose passeggiate, possibili anche per chi è poco esperto della montagna, in uno scenario ricco di una fauna e di una flora per lo più ancora intatte.

Folklore e cultura
Benché ormai inserita nel panorama di un generale e inarrestabile progresso industriale che porta a sostituire boschi secolari con meno salubri ma più redditizie ciminiere, Pertica Bassa conserva ancora alcune interessanti manifestazioni del folklore locale.
Ormai interrotto con la XVII edizione del 1986 il Carnevale di Pertica Bassa, che vedeva sfilare lungo le strade di Forno d'Ono numerosi carri allegorici raffiguranti scene di vita contadina ormai tramontata ed antichi mestieri scomparsi, le iniziative folkloristiche si concentrano per lo più nel periodo natalizio.
Così ad Avenone e ad Ono Degno la notte della Vigilia di Natale è illuminata dal grande Sier, un abete dato alle fiamme per asciugare i panni del Bambino Gesù.
Pochi giorni più tardi, la sera del 5 gennaio, per le strade di Avenone si incontrano gruppi di persone che, portando un'antica stella di legno, cantano di casa in casa le suggestive strofe della nenia che ricorda la visita dei Re Magi a Gesù.
Per comprendere a fondo il folklore perticarolo è d'obbligo una visita al Museo della Resistenza e del Folklore a Forno d'Ono.
Voluto nel 1972 dal prof. D. Paramendic, che, sfuggito ai fascisti, aveva tra queste genti trovato sicuro rifugio nel lontàno 1943, oltre a preziose testimonianze sull'attività delle brigate partigiane valsabbine, fra cui le decine di tele donate dallo stesso Paramendic, esso ospita alcune interessanti raccolte dei tipici oggetti della vita contadina.

La storia di Pertica Bassa
Pertica Bassa, comune sorto nel 1928 dall'accorpamento dei tre comunelli di Avenone, Levrange ed Ono Degno, suscita da sempre curiosità nel turista di passaggio per la singolarità della sua storia e delle sue tradizioni, per la ricchezza e l'amenità dei suoi paesaggi.
Quattro paeselli, con poche centinaia, se non decine, di abitanti (729 nel 1987), ne costituiscono il territorio: Forno d'Ono, sede della casa comunale, e i tre sopra ricordati. Frazioni queste o, per meglio dire, piccoli grappoli di case quasi aggrappate alla montagna e raccolte ai piedi delle maestose guglie della Corna Blacca.
Dignitose abitazioni che con le loro antiche facciate, gli artistici ballatoi intagliati, le preziose inferriate, forgiate dalle abili e sapienti mani di artigiani locali, ancora parlano di un tempo lontano che ha lasciato un'impronta unica ed originale, in cui leggenda, folklore, storia e magia si fondono mirabilmente ed indissolubilmente.
Popolazioni preromane come i Celti abitarono sicuramente queste terre; il loro ricordo è rimasto nei nomi di alcuni luoghi come Avenone che, al pari di Lavenone, ricorda i Galli Vennoni.
Anche i Romani dovettero mostrare non poco interesse per la Pertica, assegnandone il territorio ai veterani e ai reduci degli eserciti imperiali.
Il nome stesso dato al territorio sembra ricordare questo fatto.
Al tardo periodo romano, IV-V secolo d.C., sembrano attribuibili numerosi frammenti di embrici, venuti alla luce poco lontano dall'abitato di Avenone in seguito agli smottamenti provocati dalle eccessive piogge del maggio 1981, ulteriore dimostrazione dell'antichità degli alpestri insediamenti.
Il Cristianesimo faticò non poco a prendere piede presso gli orgogliosi montanari fedeli alla tradizione romana e quindi pagana.
Solo nell'VIII-IX secolo si verificò la costruzione dei primi centri di diffusione della nuova religione: le pievi e tra queste quella di Savallo, dalla quale la Pertica dipese religiosamente fino al XIV secolo, quando i singoli paesi cominciarono a mostrare velleità autonomistiche.
Fu infatti in questo periodo, e forse anche prima, che ad Avenone, Levrange ed Ono Degno sorsero piccoli ospizi per il ricovero dei viandanti o cappelle votive soggette alla pieve e dedicate rispettivamente a S. Bartolomeo, S. Lorenzo e S. Martino.
Nello stesso periodo si andava inoltre delineando una più precisa organizzazione amministrativa ed economica di questi borghi, nel quadro del generale rinnovamento verificatosi dopo l'anno 1000.
La grande novità fu la nascita del comune come entità politica autonoma e formata dai capifamiglia.
Fù così che agli inizi del XIV secolo anche i suddetti borghi costituirono, unitamente a quelli dell'odierna Pertica Alta, una stabile struttura politico-amininistrativa che prese il nome di Universitas Comunis Pertichae Vallis Sabii.
Questa nel 1382 si diede propri Statuti tesi a regolamentare le attività politiche ed economiche.
Proprio in campo economico si assistette, in quello stesso XIV secolo, al sorgere e all'affermarsi di un'attività che contribuì non poco ad accrescere il benessere dei montanari, da sempre legati ad un'economia agricolo-pastorale:
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Verso il 1320, infatti, Lanfranco Alberghini, figlio di quel Nicolò di parte guelfa che anni prima, fuggito da Brescia durante l'assedio dell'imperatore Federico II, aveva trovato rifugio a Marmentino, decise la costruzione di un forno fusorio nella valle percorsa dal torrente Degnone, avvalendosi della collaborazione di alcuni abitanti del vicino Ono Degno.
Il progetto fu però portato a termine solo nel 1335 dal figlio Bertolino.
Ben presto, attorno al forno, sorsero le prime case per le maestranze e nel 1338 si avviò la costruzione di una piccola chiesa.
Il nuovo borgo prese il nome di Forno d'Ono.
La famiglia Alberghini, tra alterne vicende, prosperò grazie ai commerci, tanto che, nel 1401 Alberghino, nipote di Bertolino, fu investito del feudo comprendente le Pertiche, il Savallese e altri territori della Valle Sabbia, nonché della confinante Valle Trompia.
Pochi anni più tardi, nel 1427, anche la Pertica, come tutta la Valle ed il territorio bresciano, entrò a far parte della Repubblica veneta. Iniziò così un lungo periodo di pace e di benessere favorito dai numerosi privilegi economici ed amministrativi volentieri concessi in cambio di aiuti, ma anche caratterizzato dalle catastrofi che da sempre accompagnano il corso dell'umanità, non ultima la terribile pestilenza che nel 1630 decimò anche gli abitanti della Pertica, risparmiando, in tutta la Valle Sabbia, solo l'abitato di Ono Degno.
Conclusasi nel 1797, sotto i colpi degli eserciti napoleonici, anche la dominazione veneta, i quattro paesi della Pertica entrarono a far parte della Repubblica Cisalpina, sostituita nel 1802 da quella Italiana e dal Regno d'Italia nel 1805, per essere assegnati al Dipartimento del Mella e quindi al Distretto delle Fucine con capoluogo a Nozza.
Trascorsero solo pochi anni travagliati, quando nel 1814, a seguito della disfatta di Napoleone, una nuova dominazione straniera si insediò nell'Italia Settentrionale: quella austriaca.
Se dura e insopportabile si era dimostrata la dominazione francese per i montanari, che rimpiangevano le autonomie e i privilegi concessi da Venezia, ancor più soffocante si mostrò quella austriaca, oberando i già stremati paesi della Pertica, inglobati nel Distretto XVII di Vestone, con tasse sempre più esose e continue restrizioni economiche e politiche.
Per questo i perticaroli non poterono non accogliere con un certo sollievo la nascita del Regno d'Italia (17 marzo 1861).
Da quel momento la Pertica seguì le sorti di tutto il Paese fino ai giorni nostri, affrontando dure prove, quali le due guerre mondiali alle quali le popolazioni montane contribuirono con un pesante tributo di sangue.
Ancor più dolorosa fu la calamità che nel 1959 colpì Levrange. Le incessanti piogge di quell'autunno provocarono infatti un grave smottamento del terreno sul quale sorgeva l'antico abitato.
Le prime avvisaglie della catastrofe si manifestarono durante una fredda e piovosa domenica di dicembre ed in pochi giorni molte abitazioni furono distrutte.
La tenacia tipicamente montanara consentì ai Levrangesi, decisi a non lasciare l'amato paese, di vedere le loro case risorgere in un luogo geologicamente più sicuro.