Le case di via Fontana e la parrocchiale di Gavardo si affacciano direttamente sul fiume Chiese.

 

Le case di via Fontana e la parrocchiale di Gavardo si affacciano direttamente sul fiume Chiese Stemma del Comune di Gavardo in Valsabbia

 

La posizione di Gavardo
Il comune di Gavardo si trova ad est di Brescia, all'imbocco della Valle Sabbia. Il capoluogo, situato al km 61 della statale 45 bis Gardesana Occidentale, è chiuso a sud tra il corso del Chiese e le pendici del monte Budellone e della collina del S. Martino.
A occidente di Gavardo si eleva il monte Tre Cornelli, estrema propaggine dell'altopiano di Cariàdeghe; a settentrione, chiude l'orizzonte il massiccio del Magno-Selvapiana; a est, si affacciano sulla valle del Chiese le colline dell'anfiteatro morenico del lago di Garda.
Oltre alla statale 45 bis già accennata, che congiunge Brescia con Salò e la Valle Sabbia, nel territorio del comune si aprono due strade provinciali: la Gavardo-Muscoline-Manerba e la Gavardo-Vallio Terme.

I nuclei urbani di Gavardo
Il comune di Gavardo, oltre al capoluogo, comprende le frazioni di Sopraponte, Soprazzocco e le contrade di Limone, S. Carlo, Marzatica, Strubiana ed Emblegna.
Sopraponte è un antico borgo sorto sulla confluenza del torrente Vrenda con il Chiese. L'abitato si snoda su un erto pendio, fino a raggiungere la strada che conduce prima a Quarena, chiusa tra vecchie dimore medioevali; poi Casalicolo, ridente gruppo di case aggrappate alla collina.
Lungo la strada per Vallio Terme, che segue la valletta del Vrenda, sono dislocate le contrade di Soseto, Callerusso e Fostaga, quest'ultima posta al di là del torrente a formare un compatto abitato.
Soprazzocco è formato da un gruppo di agglomerati urbani sparsi sul cordone nord-occidentale dell'anfiteatro morenico del Garda.
Le varie contrade si snodano lungo un anello che corre tra colline e ondulazioni di notevole fascino ambientale. Lasciato Gavardo, la strada si inerpica attraverso una breve ma ripida salita fino a S. Biagio, il primo centro; un'ulteriore salita porta a Corti e a S. Giacomo, la frazione più elevata, ai piedi del monte Covolo; da qui scende a Bussaga, a Benecco e a Campagnola. Bariaga e Piazze chiudono l'anello viario che riporta nuovamente a S. Biagio.
Gavardo è attraversato da due corsi d'acqua: il fiume Chiese e il canale Naviglio.
Quest'ultimo è cavato dal Chiese a nord del paese, in via Capoborgo, e la sua origine è molto antica: già prima del mille, i benedettini ne utilizzavano le acque per muovere mulini. Il vescovo di Brescia, Berardo Maggi, nel 1288, provvide a dragarne il letto e a rinforzarne gli argini.

 

Abitazioni sul fiume chiese di via Molino a Gavardo in Valsabbia

 

La storia di Gavardo
Sul nome 'Gavardo' gli studiosi non sono d'accordo. Alcuni lo fanno derivare da un personale Cabardus che si sarebbe poi esteso al territorio ("Fundus cabardiacus"); altri, come l'Olivieri, propendono invece per il nome personale germanico Gabuard; ma vi sono anche altri studiosi che nel nome 'Gavardo' vorrebbero vedere la componente prelatina ghawa, già presente nel sanscrito, di significato idronimico: 'Gavardo', cioè, starebbe a indicare "località posta su un corso d'acqua"; ciò troverebbe conferma appunto nella posizione stessa del paese, sittlato tra due corsi d'acqua.
Nel territorio del comune di Gavardo sono venuti alla luce molti reperti di notevole interesse archeologico, soprattutto grazie alle ricerche ultratrentennali del locale "Gruppo Grotte".
Le più antiche testimonianze risalgono al Neolitico (6000/7000 anni fa) come lo prova il fondo di capanna rinvenuto nel 1963 in località Roccolino-Schiave, in cui vennero raccolti resti di vasi a bocca quadrata, insieme a prodotti di industria litica.
Ma oltre a questo, il Museo ha portato alla luce anche numerosi reperti preistorici - vasi, coltelli di selce, fibule di bronzo, ecc. - disseminati in vari punti del territorio.
Anche l'Età del ferro e il periodo romano sono molto ben documentati in zona, mediante oggetti di bronzo, vasi di terracotta, fibule e monete raccolte in numerose località.
Alla caduta dell'Impero Romano, Gavardo - che sotto Roma era divenuto pagus, cioè un organismo territoriale con specifiche funzioni economiche e amministrative - divenne sede di una pieve cristiana; più tardi, con il disgregarsi dell'Impero Franco, fu creato feudo vescovile dipendente da Brescia, i cui 'gastaldi', cioè gli amministratori dei beni del sovrano, venivano tutti dalla famiglia locale dei Medici. I membri di questa famiglia, nel 1483, otterranno anche il titolo di "conti di Gavardo".
Nei secoli XI-XIII, oltre al vescovo di Brescia, possedeva proprietà a Gavardo anche il monastero benedettino di Leno.
Tra i beni della 'Mensa vescovile' merita di essere ricordata la casa addossata alla parrocchiale - recentemente divenuta nuova sede del Museo - nella quale vennero ritrovate 19 tavolette lignee quattrocentesche recanti stemmi vescovili e allegorie di vizi e di virtù.
La stanza in cui le tavolette furono trovate è sempre stata chiamata, dagli inquilini che l'avevano abitata in passato, la "stanza del vescovo".
Vari avvenimenti costellano la storia di Gavardo in questo periodo. Nel 1121 Brescia conquista e rade al suolo la rocca di S. Martino occupata dalle truppe imperiali; nel 1212 i fuoriusciti bresciani distruggono il 'castello' di Gavardo; esso verrà ricostruito, e il 26 agosto 1238 cadrà nuovamente in mano agli imperiali, che vi faranno prigioniero il famoso Albertano da Brescia.
Nel 1253, il comune di Brescia fa eseguire manutenzioni al canale Naviglio; e alcuni anni dopo, nel 1288, un analogo intervento verrà compiuto anche dal vescovo Berardo Maggi.
Nel 1331, diviene signore di Brescia Giovanni di Boemia; per 15000 fiorini d'oro egli vende ai conti di Castelbarco il 'castello' di Gavardo cum villis et pertinenciis suis, sottraendolo così alla giurisdizione dei bresciani.
Nel 1373, il capitano di ventura Giovanni Acuto sconfigge a Gavardo i Visconti.
Nel secolo XV; come tutto il territorio bresciano, anche Gavardo passa sotto il dominio della Serenissima Repubblica di Venezia e diviene capitale della "Quadra" omonima, con giurisdizione sui comuni di Prandaglio, Villanuova, Sopraponte, i due Soprazzocco, Paitone, Nuvolento, Nuvolera e Serle.
Il dominio veneto durerà fino al 1797, anno in cui Venezia verrà venduta dal Bonaparte all'Austria.
Nel 1566, l'agronomo Camillo Tarello, che da anni sta sperimentando presso la cascina Marcina di Gavardo le sue nuove teorie sulla rotazione agraria, pubblica il libro Ricordo di agricoltura.
Nel 1689, una piena del fiume Chiese provoca disastrose inondazioni in tutta la Valle Sabbia; a Gavardo fa addirittura crollare il ponte.
Il 22 agosto 1704, Gavardo è occupata dalle truppe imperiali comandate da Eugenio di Savoia; il comando dell'esercito è sistemato alla cascina Bolina.
Nel 1786, il 20 maggio, giunge a Brescia con ampi poteri il podestà veneto Giovanni Labia.
Suo primo atto è quello di combattere la delinquenza.
Tra iprimi a cadere in mano alla giustizia sono i fratelli Peri di Gavardo, i quali, protetti dal conte Lana, avevano taglieggiato per molti anni tutta la zona, giungendo persino ad attentare alla vita del parroco.
Storia recente è quella relativa al secondo conflitto mondiale: a causa di un bombardamento effettuato dagli Alleati sul ponte di Gavardo, perdono la vita 52 persone.